“Nero di Troia” il vitigno dalle grandi possibilità
Nelle scorse settimane, il comitato regionale vini, dopo una lunga riflessione, ha accolto la proposta del comitato promotore di riconoscere una nuova Denominazione di Origine Protetta (D.O.P.), “Tavoliere Nero di Troia”, che arricchisce positivamente il panorama vitivinicolo della nostra provincia, anche se l’iter amministrativo si concluderà con il pronunciamento del Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali.
Il processo amministrativo non è stato semplice anche per l’opposizione di alcune cantine, localizzate nella BAT, che hanno fortemente ostacolato il riconoscimento richiesto dai 5mila produttori localizzati tra i nove Comuni in Capitanata (Foggia, Troia, Lucera, San Severo, Orta Nova, Carapelle, Ordona, Cerignola, Stornara) e quattro nella BAT (Barletta, Trinitapoli, San Ferdinando di P., Margherita di Savoia).
stanziale perché il “Nero di Troia” rientrava solo nella D.O.C. “Castel del Monte” e, pertanto, è aumentata la possibilità di utilizzare il vitigno in altri sistemi di qualità. Nel 2009, la Comunità Europea ha ridefinito i sistemi la codificazione delle produzioni viticole istituendo l’I.G.P. (Indicazione Geografica Protetta), la D.O.P. (Denominazione di Origine Protetta) e le menzioni tradizionali.
La differenza tra le due indicazioni risiede nei metodi di produzione: nella D.O.P. la produzione, la trasformazione e l’elaborazione avvengono all´interno di quell´area geografica determinata mentre nella I.G.P. la produzione e/o la trasformazione e/o l´elaborazione hanno luogo nel territorio individuato. Ovvero, nella D.O.P. tutte le fasi di produzioni e trasformazioni avvengono in una zona delimitata mentre nella I.G.P. solo una delle fasi produttive può avvenire nell’areale di riferimento.
Il documento che caratterizza i prodotti a marchio comunitario è il disciplinare di produzione. Questi codificano per scritto i caratteri che rendono tipico un prodotto. Individuano aree con determinate caratteristiche geomorfologiche e storiche, tracciando sequenze di sapienti pratiche di coltivazione e trasformazione.
Un disciplinare rappresenta al contempo una guida per i produttori e una garanzia per i consumatori. Con l’istituzione dei marchi di qualità, il legislatore europeo ha inteso contribuire alla diversificazione della produzione agricola; a sviluppare il mondo rurale ed in particolare le zone svantaggiate o periferiche; assecondare la domanda del mercato di prodotti di qualità; assicurare, nell´àmbito delle produzioni legate alle origini geografiche, condizioni di concorrenza uguali tra i produttori e migliorare il livello di informazione del consumatore. Il “Nero di Troia” è uno dei vitigni autoctoni della nostra regione. Si racconta che l’eroe greco Diomede, risalendo il fiume Ofanto, ancorò la sua nave con delle pietre portate da Troia, come ricordo, insieme a dei tralci da cui ebbe origine la coltivazione in Capitanata.Importanti documenti storici testimoniano la sua presenza nelle nostre terre e l’intreccio tra vitigno e territorio. Cerignola con i suoi
240 ettari è il Comune in cui maggiormente sono presenti i vigneti di “Nero di Troia” che è coltivato nell’areale di riferimento su una superficie di 640 ettari. Il lavoro svolto dal comitato promotore ha valore strategico perché consente di valorizzare un vitigno ancora sconosciuto ma dalle grandi potenzialità cosi come testimoniato dai numerosi premi che bottiglie in purezza hanno riscosso in questi ultimi anni in importanti manifestazioni dedicate al settore enologico.
Non solo. Si aprono importanti opportunità per la creazione di una denominazione cappello che andando da San Severo fino a Barletta costituirà un’importante area di valorizzazione per un vitigno tipico.
Il valore strategico risiede, a mio avviso, nella valorizzazione delle bottiglie rispetto ad anonime cisterne, favorendo anche virtuosi percorsi di aggregazione delle filiere volti alla conquista di importanti segmenti del mercato europeo, prima, e mondiale, dopo. Le crisi che hanno attanagliato il settore negli ultimi anni risiedono nell’assenza di una strategia competitiva e nella presenza di un vino da taglio indifferenziato sottoposto alla pressione mercantile di altri prodotti
provenienti da competitor esteri come Turchia e Spagna. Se pensiamo alla fortuna di altri territori, come le Langhe, il Trentino o la Valpolicella, lo sviluppo delle economie locali agricole passa attraverso un marchio identificativo che declina la sapienza dell’uomo e la tipicità dell’ambiente.
Il connubio tra natura e contadino diventa, cosi, l’ambasciatore nel mondo della nostre tradizioni e dei nostri paesaggi.