TerritorioAnno 2 N°4

Il Lago Peschiera e il rifugio sul Monte Cornacchia

A 868 metri di quota, a pochi chilometri da Biccari e alle falde dei monti Sodore e Ceccariello, improvviso si affaccia alla lista del visitatore un piccolo lago, esteso non più di tre ettari e mezzo e con una profondità massima di cinque metri. È il Lago Pescara, senza emissari naturali, le cui acque sono alimentate da sorgenti sottolacustri e da provvidenziali ruscelli formatisi dopo le precipitazioni e lo scioglimento delle nevi.
Per anni lo si era classificato, erroneamente, come di origine vulcanica. Altro errore è la sua denominazione visto che fino a qualche decennio fa veniva, correttamente, chiamato Lago Peschiera. Una sorta di piccola diga lo blocca verso sud, diga creata artificialmente con pali e ghiaia nel 1845 da un medico di Biccari e in tempi moderni cementificata. Nel 1836 il laghetto come lo vediamo oggi ancora non esisteva. Vi era invece una fonte – Pescarella del Duca – che solo nel 1850 venne trasformata assumendo i connotati di specchio lacustre. Furono immessi pesci provenienti dal Lago Varano ed è tuttora abbastanza popolato da carpe, alborelle e barbi.
Nel lago crescono alghe verdi clorificee e crisoficee e, nel periodo primavera-estate, vi compaiono gerridi, coleotteri mentre in primavera, lungo le sue rive, non è rare scorgere le rane esculente, le salamandre e le bisce d’acqua. Ricca anche la vegetazione igrofila che, in estate, arriva a coprire quasi i 2/3 della superficie lacustre ugualmente coperta anche dalle galleggianti foglie delle cosiddette lingue d’acqua. Grazie alla folta presenza di boschi, questa zona è il regno del fresco, dell’aria salubre e di viste panoramiche mozzafiato. Da qui si domina il Tavoliere, s’intravvede Lucera e in lontananza svetta il promontorio del Gargano. In cima al Monte Cornacchia (il famoso «Tetto di Puglia» coi suoi 1151 metri slm), prima che gli immancabili vandali l’anno scorso lo distruggessero, faceva bella e utile presenza un classico rifugio, sul tipo di quelli alpini.
Per dare un’idea di che valore abbia questo ambiente, basti riportare quel che, qualche anno fa, un giovane studente universitario scrisse ricordando la preparazione della sua tesi di laurea fatta proprio nel rifugio di Monte Cornacchia: “Neve, vento ma anche sole ed aridità, un posto unico in Puglia… mi manca…”.
L’augurio è che gli enti preposti lo rimettano presto in sesto.

Il ritorno di "Diomede". Come abbonarsi
Abbonarsi a una rivista come “Diomede” non significa solo assicurarsi le copie cartacee e digitali previste in un anno. Significa condividere una sfida, incoraggiare in maniera concreta un progetto editoriale a diventare adulto. Chi si abbona, ci consente di pubblicare “la rivista più bella mai esistita a Foggia”, come l’hanno a suo tempo definita.
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