Anno 1 N°1 NSSport & Dintorni

Quando Indro Montanelli celebrò tre foggiani al Giro D’Italia del 1947 e del 1948

In questa prima puntata, il celebre giornalista racconta le gesta della “Pulce del Gargano”, al secolo Filippo Scaramuzzi, ciclista dilettante di San Giovanni Rotondo che nel 1947 fece irruzione nella tappa che transitava per Foggia

Indro Montanelli, il più grande giornalista italiano, nacque tre settimane prima che partisse il primo “Giro d’Italia”, nel 1909.
Non fu un caso. Il ciclismo rivestirà una curiosa importanza nella sua vita, da quando, ad appena dieci anni, si trovò a soccorrere, con un amico di famiglia, il grande Girardengo.
Due anni particolari della sua carriera e legati al ciclismo – quando Montanelli è già una firma di lusso del giornalismo italiano – saranno il 1947 e 1948. Il suo giornale, il “Corriere della Sera”, lo esime dall’occuparsi di politica e lo manda a seguire il “Giro d’Italia”.
Il giornalista toscano veniva appena fuori da un passato burrascoso, tra iniziali obblighi di regime e disobbedienza allo stesso, negli anni dolenti del Fascismo in guerra. Obtorto collo accettò l’incarico. Emerse un racconto mai banale, un originale affresco di un’Italia dipinta percorrendo le polverose strade del dopoguerra, raccontando le molte tappe attraverso volti, passioni e comportamenti di “non campioni”, ma uomini le cui storie meritavano il giusto richiamo.
Come è noto, Montanelli si considerò sempre un conservatore ma, a suo modo, fu anche un anarchico. È in questa chiave di lettura che vanno inquadrati molti dei personaggi presenti in queste cronache.
Il ciclismo nella narrazione montanelliana è tutt’altro che fedele cronaca sportiva. È soprattutto la raffigurazione di un’Italia che cerca da subito la rinascita e il ciclismo è raccontato come fenomeno sociale.
L’occhio e il cuore di Montanelli, proprio in quei due Giri d’Italia del 1947 e 1948, per il tramite della sua inseparabile macchina da scrivere portatile (la mitica Olivetti lettera 22 verrà solo qualche anno dopo), consegneranno alle cronache del “Corriere della sera” ben tre personaggi foggiani, incredibilmente sfuggiti ai giornalisti di casa nostra.
I tre foggiani sono citati in ordine sparso (e con qualche errore anagrafico) nelle cronache montanelliane del “Corriere della sera” del 4 e 5 giugno 1947 e in quelle del 19 e 22 maggio e 6 giugno 1948. Un bel libro del 2016, curato da Andrea Schianchi, edito da Rizzoli, raccoglie tutti gli articoli scritti da Montanelli per il “Corriere” in quei due anni al seguito del Giro d’Italia.

LA “PULCE DEL GARGANO”
Che effetto vi farebbe essere definiti una “pulce”?
Probabilmente reagireste molto male, pensando ad una offesa. Invece Filippo Scaramuzzi, foggiano di San Giovanni Rotondo, dove era nato il 28 marzo 1915, ex operaio del Poligrafico di Stato e poi venditore e trasportatore di bombole di gas, quello pseudonimo lo rivendicava con orgoglio.
Soprattutto quel 4 giugno del 1947, quando fece letteralmente irruzione durante la tappa del seguitissimo “Giro d’Italia” che quel giorno condusse la carovana del pedale da Bari a Foggia, finendo sulla pista di atletica in uno stadio “Zaccheria” da tutto esaurito, presente il fior fiore dell’élite ciclistica italiana ed europea, a cominciare da Coppi e Bartali.
Filippo Scaramuzzi era un grande appassionato di ciclismo ed era un discreto atleta dilettante, nonostante le ridotte misure fisiche da cui quell’appellativo curioso ma che non disdegnava.
Non vinse alcuna Milano-Sanremo, nessuna tappa del “Giro d’Italia” ma, a livello interregionale, si difendeva bene. Aveva smesso nel 1946 ma era deciso a far parlare di sé l’anno dopo, forse a causa di un sopruso subìto al Poligrafico, che ne decretò il licenziamento.
Quell’anno, il 1947, benché poco in forma perché ormai fuori dal… giro, la “pulce del Gargano” decise di ronzare attorno ai più celebrati corridori della più grande corsa ciclistica del mondo, o forse seconda solo al “Tour de France”.
Uscito dalla sua abitazione, di lato la chiesa di San Giovanni Battista, inforcò la sua amata bicicletta, adattata a bici da corsa e prese la via da dove era certo la carovana del “Giro” CICLISMO sarebbe transitata. Quando vide approssimarsi il gruppo dei più forti, li affiancò, e si presentò col suo soprannome, quasi volesse incutere timore ai più titolati colleghi: “Sono la ‘Pulce del Gargano!’”, gridò più volte.
Per svariati chilometri il nostro Filippo Scaramuzzi affiancò il gruppo dei migliori e nonostante i ripetuti inviti ad allontanarsi, da parte dei giudici di corsa e degli stessi suoi “colleghi”, Montanelli lo immortala nella sua cronaca, elevandolo a simbolo di un’Italia nascosta, che c’è e cerca una sua soggettività, magari provando ad andare contro le regole e le autorità.
L’avventura de “La pulce del Gargano” finì presto, se misurata con i chilometri dell’intero percorso. La cronaca di Indro Montanelli lo dipinge sfinito, adagiato per terra con la sua bici da dilettante, dopo aver inseguito Coppi e Bartali. A modo suo, però, Filippo Scaramuzzi la sua tappa l’aveva vinta.
Non si accorse di nulla invece Pietro De Giosa, il cronista della corsa che firmava le corrispondenze del Giro d’Italia per “La Gazzetta del Mezzogiorno”, anche lui firma di punta.
Sul quotidiano barese, prima della cronaca sportiva della tappa, ebbe parole di elogio e sostegno per la martoriata Foggia.