Autunno bella stagione culturale
Ci sono voluti millenni per costruire un patrimonio culturale straordinario, ma la Daunia da tempo annaspa nel tentativo solo parzialmente riuscito di valorizzarlo come meriterebbe, nel ricchissimo panorama del Bel Paese.
Questo, però, sembra un autunno magico, per lo “Sperone d’Italia”, per la splendida tavolozza di colori che ne esalta ogni angolo ma anche per un evento che può segnare la svolta per il suo “marketing territoriale”: la candidatura presentata da Monte Sant’Angelo al titolo di Capitale Italiana della Cultura per l’anno 2025.
In questi giorni, ci sarà una prima “scrematura” delle 15 città aspiranti: la commissione di sette esperti della gestione di beni culturali valuterà i dossier presentati e ne sceglierà 10, per poi fare la selezione definitiva a inizio 2023.
Le concorrenti sono agguerrite, centri di arte, architettura, spiritualità, bellezze naturali: Agrigento, Aosta, Assisi, Asti, Bagnoregio (VT), Enna, Orvieto, Otranto, Peccioli (PI), Pescina (AQ), Reggio Calabria, Roccasecca (FR), Spoleto, Sulmona, ma anche la “nostra” Monte Sant’Angelo. L’amor di campanile non aiuta l’obiettività e le aspiranti presentano davvero tanti punti di forza.
Alcuni sono centri che già attraggono i grandi flussi del turismo italiano e internazionale: pensiamo ad Agrigento, Aosta, Assisi, Orvieto e Otranto. Altri racchiudono tesori meno conosciuti, ma non meno interessanti. Monte Sant’Angelo, però, è una meta dallo straordinario valore, sotto molti punti di vista. C’è quello spirituale, la devozione per l’Arcangelo Michele, culto esteso in tutto il mondo del santo guerriero che fu protettore dei Longobardi e dei Normanni ed è al centro degli itinerari di fede per i cattolici, dei cammini dei pellegrini: una venerazione che è paragonabile – forse persino più diffusa – a quella per il Santo poverello di Assisi, Francesco, Patrono d’Italia. C’è quello storico, che racconta di una comunità sorta nel V secolo proprio a seguito della nascita del culto micaelico e dello sviluppo alto-medievale con la costruzione del castello nel IX secolo, poi ristrutturato dalle dinastie che dominarono nel Mezzogiorno d’Italia.
L’Honor Montis Sancti Angeli, vasto feudo che comprendeva tutto il Gargano, fu dote delle regine e poi dei principi reali di Napoli, fino al XV secolo, quando tornò al demanio regio e fu concesso a diversi importanti feudatari.
Ma c’è anche l’aspetto artistico, con la Grotta e i magnifici monumenti, sorti attorno al santuario e in altri punti di un centro urbano che è testimonianza materiale della stratificazione di culture e stili che si sono avvicendate sul “palcoscenico” del Sud e che hanno già fruttato a Monte Sant’Angelo la iscrizione di due siti nella “World Heritage List” dell’Unesco: accanto al “Sacro Speco”, anche la Foresta Umbra, la più grande selva di latifoglie in Italia, è nell’elenco dei beni Patrimonio dell’Umanità.
Un luogo magico, in alcuni angoli fermo nel passato, che affascina e attira e che davvero non sfigurerebbe come capitale italiana della cultura.
Sarebbe un riconoscimento meritato, soprattutto perché, in una terra avvezza all’individualismo e, in molti casi, all’egoismo e all’invidia, la comunità “montanara” ha compiuto un lodevole sforzo per riunire un comitato tecnico- scientifico – composto da amministratori, intellettuali, artisti, tecnici, tutti di alto valore – che ha canalizzato energie e competenze per un obiettivo di crescita comune.
Per non parlare di testimonial del calibro di Renzo Arbore, Michele Placido, Gegè Telesforo, Felice Limosani e Carmine Padula. E, ancora, del “Patto dei Sindaci”, sottoscritto da tutti i rappresentanti dei Comuni del Gargano, pienamente consapevoli dell’opportunità di progresso che la candidatura offre all’intero Promontorio. Ma la nuova “apertura”, il nuovo spirito di cooperazione che si diffonde da Monte Sant’Angelo si conferma anche con l’accordo raggiunto con altre candidate (Assisi, Spoleto e Otranto) per realizzare progetti comuni di valorizzazione, qualunque sia la città selezionata come Capitale Italiana della Cultura.
“Un Monte in cammino”, insomma. Così è stato denominato il dossier presentato per la candidatura di Monte Sant’Angelo: per ricordare quell’itinerario medievale della fede che passava per la grotta dell’Arcangelo Michele e per suggerire un moto inarrestabile verso un futuro di crescita. L’auspicio è che quel cammino, porti al cuore del Gargano e incoroni il Monte con un titolo di capitale e una visibilità ai quali può aspirare a pieno diritto.