“Per mille scalpi!”, “Per centomila sbornie!”, “Per mille tamburi!”. Quante volte queste esclamazioni – ingenue nella improbabileterminologia contabile – hanno accompagnato le nostre letture, adolescenziali e non. Letture che ci portavano a immedesimarci in personaggi ai limiti dell’umano affrontare animali pericolosi, delinquenti senza scrupoli, fanciulle dalle forme perfette.Dialoghi, pensieri, suoni onomatopeici racchiusi in riquadri, rettangoli, cerchi e poi “nuvole parlanti”, come si chiamavano un tempo. Fumetti, insomma. Collane di formato diverso con eroi impegnati in storie a puntate o racchiusi in albi completi. Disegni dal tratto fine, a volte più accentuato, tutto rigorosamente in bianco e nero, per farci sognare di più, che oggi continuano a non stridere in un mondo full color. A noi bastavano quelle copertine che in un solo disegno sintetizzavano un’avventura lunga 130 pagine. Copertine dove lì soltanto il colore aveva diritto di cittadinanza, ed a volte storcevamo il naso, convinti che qualcosa non quadrasse, come se il disegnatore fosse un altro. Ed a volte era proprio così.
Fine del viaggio e inizio di una nuova scoperta, per qualche appassionato forse ancora più suggestiva delle stesse storie lette tanti anni fa: molti dei disegnatori di quei personaggi citati erano e sono foggiani! Per la prima volta la Capitanata rende omaggio a questinostri disegnatori, ricordandoli in forma biografica e in interviste, che pubblicheremo in alcuni numeri di ‘Diomede’, a partire proprio da questo.
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